LI FICHI DORCI

    Che mmanna eh Nino? Iddio te bbenedichi:
Pròsite, porco mio: bbon pro tte facci.
Tièlli pe tté: nun zerve che li spacci:
Nun è rrobba da scèdese all'amichi.


    Senza sturbamme co li tu' ficacci,
Trovo a Ppiazza Navona tanti fichi
Da fanne scorpacciate, com'è pprichi
Ch'empieno le valisce a li procacci.


    Lo stommico, a ppenzacce, me se guasta.
Grazzie: obbrigato: se li maggni lei:
Sò ffichi de l'Ortaccio, e ttant'abbasta.


    Monghi, ciscìni, cardilatti e mmei
Me parerìano a mmé tutt'una pasta
Co sti fichi ingrassati da l'Ebbrei.

 

          Roma, 5 febbraio 1833

Giuseppe Gioachino Belli, Sonetti

Piazza Navona foto D.Bajani

Dai versi in romanesco alla prosa in italiano

I FICHI DOLCI

Che manna eh Nino? Iddio ti benedica: prosit, porco mio: buon pro ti faccia. Tienili per te: non serve che li metti in circolazione non è roba da cedersi agli amici. Senza sentirmi male con i tuoi ficacci, trovo a Piazza Navona tanti fichi da farne scorpacciate, quanti plichi empiono le borse ai commessi. Lo stomaco, a pensarci, mi si guasta. Grazie: obbligato: se li mangi lei: sono fichi dell'Ortaccio, e tanto basta. Tutto ciò che ha concimato quella terra a me sembrerebbe impastato con questi fichi ingrassati dagli Ebrei.

Notizie

A Piazza Navona ogni mercoledì si teneva il mercato.
L'Ortaccio indicava il cimitero ebreo, probabilmente, dell'Aventino con un terreno adatto ad orti e frutteti. Secondo il Dolci questa è la versione romanesca della storia della volpe e l'uva.

Considerazioni

Nella prima quartina notare il tono ironico con cui si rivolge a Nino che sta mangiando una grande quantità di fichi di gran gusto e incurante di chi gli parla.

In seguito asserisce di poterne trovare di meglio e finge disprezzo per essi dato che provengono da terreno concimato dalla decomposizione dei cadaveri degli ebrei da lui disprezzati. 

La "manna" iniziale si collega all'ultima parola "Ebbrei". È il cibo piovuto dal cielo di cui si cibarono gli ebrei per 40 anni nel deserto. È ciò che ha ingrassati i loro corpi come ora i loro corpi/cadaveri in decomposizione ingrassano la terra da cui cresce l'albero.

 

English version

Sweet figs

What a manna Nino? God bless you: prosit, my pig: good luck to you. Keep them to yourself: you don't need to put them around, they're not something to give to friends. Without feeling bad about your disgusting mushrooms, I find in Piazza Navona as many figs to gorge on as many parcels fill the bags of the clerks. My stomach turns sour when I think about it. Thank you: obliged: eat them: they are figs from Ortaccio, and that's enough. Everything that fertilized that land would seem to me mixed with these figs fattened by the Jews.

 

Information notes

A market was held in Piazza Navona every Wednesday.

Ortaccio indicated the Jewish cemetery, probably on the Aventine Hill with land suitable for vegetable gardens and orchards.

Acccording to Dolci this is the romanesque version of the story of the fox and the grapes.

Considerations

In the first quatrain note the ironic tone with which he addresses Nino who is eating a large quantity of tasteful figs and careless of whoever is speaking to him.

Later he claims to be able to find better ones and feigns contempt for them since they come from soil fertilized by the decomposition of the corpses of the Jews he despised.