L'OCCHIATICCIO

    "Cuanto sta bbene er Papa! cuant'è bbello!
Che appitito che ttiè nner rifettorio!
Ma cche ssalute ha sto papa Grigorio!
Cuesto campa una bbotte e un sgummarello!"
    Piano, piano: e cch'edè?! Spara Castello?!
C'è er funtanon de San Pietro Montorio?!
Voressivo godé st'antro mortorio?
Voressivo vedé sto mortiscello?
    Basta, Lesandro mio: bbasta, Mazzocchio:
Nun ne dite de ppiù, fijji mii cari,
Perché ccor tanto dì, ppoi viè lo scrocchio.
    Ggià, sti Papi de Ddio, sti su' vicari
Dovrebbeno portà ccontro er mal occhio
Er pel der tasso come li somari.

            Roma, 22 gennaio 1833

Giuseppe Gioachino Belli, Sonetti

Dai versi in romanesco alla prosa in italiano

IL MALOCCHIO

“Quanto sta bene il Papa! quant'è bello! Che appetito che tiene in refettorio! Ma che salute ha questo papa Grigorio! Questo campa una botte e un mestolo!” Piano, piano: e che è?! Spara Castello?! C'è il fontanone di San Pietro Montorio?! Vorreste godere quest'altro mortorio? Vorreste vedere questo morticello? Basta, Leandro mio: basta, Mazzocchio: non ne dite di più, figli miei cari, perché con tanto dire, poi viene lo scrocchio. Già, questi Papi di Dio, questi suoi vicari dovrebbero portare contro il malocchio il pelo del Tasso come i somari.

Per saperne di più

Era credenza popolare che le persone o le cose troppo lodate incorressero in disgrazie.
Castel S.Angelo viene richiamato per il fracasso dovuto ai fuochi d'artificio (vedi sonetto LA GGIRANNOLA DER 34 con relativo video) e il fontanone (la fontana Paola voluta da Paolo V), presso S. Pietro in Montorio al Gianicolo, per il forte rumore determinato dall'acqua che cade nel bacino.
I cavalli e gli asini da carretti venivano ornati con pennacchi di peli di tasso per proteggerli dal malocchio.