LE TRUPPE DE ROMA

    Che rrabbia è de sentì sti forestieri
De tremmonti, che, ssenz'èsse romani,
Arriven'oggi ar Popolo, e ddomani
Ne sanno ppiù de li romani veri.
    Vedi, dua de sti bbrutti sciarlatani
Pe la ppiù ccurta l'ho ssentiti jjeri
Dì mmale de li nostri bberzajjeri,
Civichi, capotori e zzampoggnani.
    Disce: "Futtre! aver nixe dissciprina."
Nun ze chiama uprì bbocca e ddajje fiato
Er parlà a sta maggnera, eh Caterina?
    S'informino, canajja sscemunita.
La dissciprina cqui 'ggni bbon zordato
Va a ddàssela 'ggni sera ar Caravita.

                          11 marzo 1837

Giuseppe Gioachino Belli, Sonetti

Dai versi in romanesco alla prosa in italiano

LE TRUPPE DI ROMA

Che rabbia è di sentire questi forestieri d'oltremonti, che, senz'essere romani, arrivano oggi al Popolo, e domani ne sanno più dei romani veri. Vedi, due di questi brutti ciarlatani per la più corta l'ho sentiti ieri dire male dei nostri bersaglieri, civici, capitori, zamboniani. Dice: “Futtre! aver nixe disciplina.” Non si chiama aprire bocca e dargli fiato il parlare a questa maniera, eh Caterina? S'informino, canaglia scemunita. La disciplina qui ogni buon soldato va a darsela ogni sera al Caravita.

piazza del Popolo

Incisione (1752) di Giuseppe Vasi

Per saperne di più

A Piazza del Popolo la porta costituiva l'entrata a Roma dal nord.
Capitori erano gli apparentementi alla truppa capitolina e gli Zamboniani appartenevano al reggimento Zamboni. I Bersaglieri sono dal Belli definiti “birri un po' inciviliti”.
A proposito del Caravita, il Belli ci informa:
“Oratorio annesso alla casa gesuitica di Sant'Ignazio, e dai padri Gesuiti uficiato. Fu fondato da un padre Garavita o Caravita di Terni, e serve ad uso d'esercizi di pietà. Ivi si danno i così detti esercizii alle Dame: ivi è un'opera di missioni: ivi è eretto un sodalizio di Compagni e collaboratori de' missionari, detti volgarmente i Mantelloni dal lungo mantello nero che indossano: ivi finalmente oltre le funzioni diurne dei giorni feriali e festivi, in ciascuna sera dell'anno dall'avemaria alla prima ora della notte si adunano molti uomini a recitare preci, a udire de' sermoni, a confessarsi, e in tutti i venerdì come in altre sere della settimana a disciplinarsi; ciocché si eseguisce al buio, non senza gravi inconvenienti talora accadutivi. Terminato quindi il trattenimento, alcuni dei più zelanti escono dall'oratorio, e seguiti da altri divoti (quasi tutta gente volgare) si diramano per la città recitando il rosario interpolato da conzoncine divote: e tanto bene prendono misura fra il tempo e la via, che giunti chi a tale chi a tal'altra Madonna, delle quali non è penuria per le strade di Roma, ivi come a meta del loro viaggio termina appuntino il rosario e s'intuonano le litanie. Al fine di queste e di altre orazioncelle, parte in prosa e declamate, parte in versi e cantate, ciascuno al saluto di Sia laudato Gesucristo risponde con un Sempre sia laudato, e va al suo qualunque piacere.”