LA GUITTARIA. II. RISPOSTA DE CACASTUPPINI A CCACARITTO

 Sò un po' spiantato: ebbè? nnun me vergoggno
De dillo a ttutto er monno a uno a uno.
Mejjo pe mmé: ccusì nun ho bbisoggno
D'imprestà ddiesci pavoli a ggnisuno.
    Nun te crede però, ché cce sbologgno:
So cconossce er panbianco dar panbruno:
E nnun m'intraviè mmai, manco in inzoggno,
D'annà a la cuccia a stommico a ddiggiuno.
    E vvoi che ffate l'ammazzato ar banco
De Panza er friggitore a Ttiritone,
Conosscete er panbruno dar panbianco?
    V'annerebbe un boccon de colazzione?
Ve rode er trentadua? Ve sfiata er fianco?
Le bbudelle ve vanno in priscissione?
    Sete voi che a ppiggione
Tienete llassù a Ttermini er palazzo
Dove s'appoggia e nun ze spenne un cazzo?
    Quer landào pavonazzo,
È rrobba crompa in Ghetto, oppuramente
Scarti de Bbonziggnor Viscereggente?
    Un acciccì ccor dente,
Sor ricacchio de fijjo de puttana,
Lo mettete ar cammino a la bbefana?
    Quella porca mammana
V'avessi ssciorto subbito er bellicolo,
Camperessivo mó ssenza pericolo
    D'avé l'abbiffa ar vicolo
De li tozzi, e d'annà, ppe ppiù ccordojjo,
A sbatte er borzellino in Campidojjo.
    Co ssale, asceto e ojjo,
Fateve un'inzalata de cazzocchi
Che vve ponno costà ppochi bbajocchi.
    Sò rradiche pell'occhi
Che ccor un po' de fréghete suffritto
Fanno abbozzà er cristiano e stasse zitto.
    Dico, eh sor Cacaritto,
Si vve bbattessi mai la bbainetta,
Volete che vve manni una sarvietta?
    La povera sciovetta,
Quanno annerete poi da monziggnore,
V'ariccommanna de cacàvve er core.

   Morrovalle, 27 settembre 1831

Giuseppe Gioachino Belli, Sonetti

Dai versi in romanesco alla prosa in italiano

LA MISERIA. II. RISPOSTA DI CACASTOPPINI A CACARITTO

Sono un po' spiantato: ebbene? Non mi vergogno di dirlo a tutto il mondo a uno a uno. Meglio per me: così non ho bisogno di prestare dieci paoli a nessuno. Non ti credere però, perché ci vedo: so conoscere il panbianco dal panbruno: e non mi succede mai, neanche in sogno, d'andare a cuccia a stomaco a digiuno. E voi che sbavate al banco di Panza il friggitore al Tritone conoscete il panbruno dal panbianco? Vi andrebbe un boccone di colazione? Vi rode il trentadue? Vi sfiata il fianco? Le budella vi vanno in processione? Siete voi che in affitto tenete lassù a Termini il palazzo dove ci si appoggia e non si spende un cazzo? Quel vestito paonazzo, è roba comprata in Ghetto, oppure scarti del Monsignore Vicereggente? Un acciccì col dente, signor germoglio di figlio di puttana, lo mettete al camino per la befana? Quella porca levatrice v'avesse sciolto subito l'ombelico, campereste ora senza pericolo di avere i sigilli al vicolo dei bocconi, e d'andare, per più strazio, a sbattere il borsellino in Campidoglio. Con sale, aceto e olio, fatevi un'insalata di nulla che vi possono bastare pochi bajocchi. Sono radici per gli occhi che con un po' di niente soffritto fanno sopportare il cristiano e starsi zitto. Dico, eh signor Cacaritto, se aveste mai fame, volete che vi mandi una salvietta? La povera civetta, quando andrete poi al cesso, vi raccomanda di cacarvi il cuore.

Per saperne di più

In Campidoglio erano le carceri dei debitori, dalle inferriate i carcerati sporgevano delle borsette all'estremità di canne per avere un'elemosina da chi passava.
A Termini, un Istituto di carità era presso le Terme Diocleziane.
I bambini mettevano i dentini caduti esposti al camino in modo che la Befana lasciasse una monetina.