L'OMACCIO DE L'EBBREI
Ve vojjo dì una bbuggera, ve vojjo.
Er giorno a Rroma ch'entra carnovale,
Li Ggiudii vanno in d'una delle sale
De li Conzervatori a Ccampidojjo;
E ppresentato er palio prencipale
Pe rriscattasse da un antico imbrojjo,
Er Cacamme j'ordissce un bell'orzojjo
De chiacchiere tramate de morale.
Sta moral'è cch'er Ghetto sano sano
Giura ubbidienza a le Legge e mmanate
Der Zenato e dder Popolo Romano.
De cuelle tre pperucche incipriate,
Er peruccone, allora, ch'è ppiù anziano
Arza una scianca e jj'arisponne: "Andate."
Roma, 4 maggio 1833
Giuseppe Gioachino Belli, Sonetti
Dai versi in romanesco alla prosa in italiano
L'OMACCIO DEGLI EBREI
Vi voglio dire una fregatura, vi voglio, il giorno a Roma ch'entra carnevale, i Giudei vanno in una delle sale dei Conservatori a Campidoglio; e presentato il palio principale per riscattarsi da un antico imbroglio, il Cacamme gli ordisce un bell'ordito di chiacchiere tramate di morale. Questa morale è che il Ghetto sano sano giura obbedienza a le Leggi e manate del Senato e del Popolo Romano. Di quelle tre parrucche incipriate, il parruccone allora, ch'è più anziano alza una gamba e gli risponde: "Andate."