CAMPO VACCINO. IV nei Sonetti del Belli

    Sto cornacopio su le spalle a cquello
Che vviè appresso a cquell'antro che vva avanti,
C'ha ssei bbracci ppiù llonghi, e ttutti quanti
Tiengheno immezzo un braccio mezzanello;
    Quello è er gran Cannelabbro de Sdraello,
Che Mmosè ffrabbicò cco ttanti e ttanti
Idoli d'oro che ssu ddu' lionfanti
Se portò vvia da Eggitto cor fratello.
    Mó nnun c'è ppiù sto Cannelabbro ar monno.
Per èsse, sc'è; ma nu lo gode un cane,
Perché sta ggiù in ner fiume a ffonno a ffonno.
    Lo vòi sapé lo vòi dov'arimane?
Viscino a Pponte-rotto; e ssi lo vonno,
Se tira sù pper un tozzo de pane.

                      10 settembre 1830

Giuseppe Gioachino Belli, Sonetti

Dai versi in romanesco alla prosa in italiano

CAMPO VACCINO. IV

Questo candelabro sulle spalle a quello che viene appresso a quell'altro che va avanti, ha sei bracci più lunghi, e tutti quanti tengono in mezzo un braccio più corto; quello è il gran Candelabro di Israele, che Mosè fabbricò con tanti e tanti idoli d'oro che su due elefanti si portò via dall'Egitto con il fratello. Ora non c'è più questo Candelabro al mondo. Per esserci, c'è; ma non lo gode nessuno, perché sta giù nel fiume in fondo in fondo. Lo vuoi sapere lo vuoi dove rimane? Vicino a Ponte-rotto; e se lo vogliono, si può tirare su con poca spesa.